L’azienda friulana guidata da Annalisa Zorzettig presenta i vini bianchi dell’annata 2019, frutto di un nuovo approccio enologico che prevede due anni di affinamento
Una nuova visione incentrata sul valore del tempo inteso non solo come rispetto per la natura e il suo ritmo, ma anche come processo di evoluzione del vino stesso. È partita da qui l’idea di Annalisa Zorzettig, titolare dell’azienda vitivinicola di Cividale del Friuli (Udine), di evolvere l’approccio ai vini bianchi della linea Myò Vigneti di Spessa – Pinot Bianco, Friulano, Sauvignon, Ribolla e Malvasia – prolungandone l’affinamento e attendendo non più uno, bensì due anni per presentarli sul mercato. L’unico a essere stato messo in commercio nel 2020 è stato I Fiori di Leonie, un blend di Friulano, Pinot Bianco e Sauvignon del millesimo 2018, che si è aggiudicato al suo debutto i Tre Bicchieri del Gambero Rosso.
“La volontà di prolungare l’affinamento prima della messa in commercio delle nuove annate Myò è stata una conseguenza diretta delle scelte fatte a priori in vigneto – spiega Annalisa Zorzettig – Su alcuni appezzamenti della linea Myò abbiamo selezionato uve con un grado di maturità e complessità generale più accentuato. Per la malvasia istriana abbiamo attuato una sorta di doppia maturazione ragionata (DMR), che ha permesso di ottenere sulla stessa pianta uve con grado zuccherino, acidità e in generale caratteristiche sensoriali diverse”.
Gli ottimi risultati ottenuti da queste uve sono anche il frutto del lavoro coordinato con l’agronomo Antonio Noacco che ha censito la biodiversità, ossia controllato la presenza degli organismi utili, di insetti bio indicatori e la biodiversità vegetale in vigneto. Il lavoro è proseguito con pratiche volte a stimolare la presenza di specie vegetali spontanee e autoctone, come per esempio lo sfalcio a filari alterni e la creazione di infrastrutture – aree verdi ecologiche interne ed esterne ai vigneti secondo il progetto Biodiversity Care. In cantina il lavoro è stato condotto dall’enologo Saverio Di Giacomo. Successivamente alla fermentazione, una lunga sosta sui lieviti e l’affinamento in piccole botti di rovere hanno dato un risultato armonico dal punto di vista organolettico, una maggiore corposità e persistenza aromatica. Si tratta di vini che sono ancora agli inizi di un percorso e che potranno dare ulteriori conferme nei prossimi anni.