Presentata in Cantina Valpolicella Negrar l’iniziativa rivolta a giovani rugbisti universitari e che vede la collaborazione tra Valpolicella Rugby, Università Nazionale di Cuyo a Mendoza, in Argentina e l’Università di Verona
“Anche il rugby, sport rude ma onesto e trasparente, attraverso questa iniziativa può far parlare dei vini italiani, che non sono una bevanda, ma fonte di cultura, storia, passione, apprendimento continuo. Soprattutto, sono simbolo del nostro Paese, che parla un’infinità di “dialetti vitivinicoli” diversi, in grado di far conoscere nel mondo i nostri territori. Cosa sarebbero, infatti, la Valpolicella, Montalcino e le Langhe senza l’Amarone, il Brunello e il Barolo? Nessuno al mondo riesce a fare con i vitigni italiani quello che facciamo in Italia, il problema è che non sappiamo raccontarlo. Ben vengano, dunque, iniziative come questa, perché è nostro dovere e piacere istruire i giovani”. Così, Riccardo Cotarella, presidente dell’Associazione Enologi Italiani, invitato da Cantina Valpolicella Negrar come ospite d’onore alla presentazione del progetto internazionale “Rugby ed Enologia”, ha salutato la platea presente lo scorso 19 dicembre nella sala conferenze della storica coop vitivinicola situata nel cuore della Valpolicella Classica.
Il connubio tra rugby e vino è stato raccontato da Daniele Accordini, dg enologo della cantina, che si appresta a festeggiare i 90 anni di attività e che oggi esporta in 65 Paesi nel mondo, ha oltre 250 famiglie socie, un fatturato di 45 milioni di euro, produce 10 milioni di bottiglie e mette in appassimento il 50 per cento delle uve. “L’unicità dei vitigni, specie quelli autoctoni italiani, è simile alle caratteristiche uniche possedute da ogni rugbista, così come il ruolo dell’enologo che riconosce le potenzialità di un vitigno in ogni territorio è simile a quello dell’allenatore, che deve formare una squadra scoprendo le attitudini dei diversi giocatori. In comune poi c’è la passione di chi “scende in campo”, “malattia” di cui non si guarisce mai”, ha sorriso Accordini, guardando ai numerosi viticoltori e rugbisti presenti in sala, nonché ai due amici con cui ha pensato un anno e mezzo fa il progetto, oggi “portato a meta”: Luciano Gobbi, presidente Valpolicella RugbyJunior Asd, squadra semiprofessionistica militante nel campionato italiano di Serie A e Sergio Ruzzenente, presidente Valpolicella Rugby 1974 Asd (seniores e under 18). Altri protagonisti della serata, sono stati Rodrigo López Plantey, in collegamento on line insieme alla collega Silvia van der Bosch e allo studente argentino Giulianno Caprioli, dell’Università Nazionale di Cuyo- Facoltà di Scienze Agrarie (Mendoza), il professor Maurizio Ugliano, docente di Enologia dell’Università di Verona, l’allenatore del Valpolicella Rugby, l’argentino Mariano Gastaldi.
Vino come ponte culturale. “Da quando siamo in serie A, abbiamo avuto diversi contatti con giocatori argentini, molti di loro hanno origine europea per cui c’è un naturale legame di simpatia reciproca, oggi abbiamo allenatore e 2 giocatori provenienti da questa nazione”, ha detto Gobbi nel spiegare la scelta caduta sull’Argentina, la cui squadra nazionale figura fra le prime 10 nel rating mondiale. La convenzione siglata tra Valpolicella Rugby e Università di Cuyo prevede il pagamento del biglietto aereo e l’accoglienza negli appartamenti a disposizione della società sportiva dei giovani rugbisti mendocini per la durata del campionato, da agosto 2023 a giugno 2024; ai giocatori, che giocheranno con la Prima Squadra (età 20-22 anni), sarà riconosciuto un gettone di 100 euro per ogni partita giocata. Gli allenamenti settimanali si alterneranno ad un corso di lingua italiana, ed i ragazzi potranno frequentare le lezioni del corso di laurea in “Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche” dell’Università degli Studi di Verona nella sede di San Floriano, nonché sostenere esami al fine di ottenere crediti formativi riconosciuti nel proprio Paese, così come per i tirocini in azienda.
Arrivato nel 2022 in Valpolicella, l’allenatore Gastaldi si è innamorato del territorio e delle persone, e ritiene l’iniziativa una bella opportunità per i suoi connazionali di avere un futuro migliore. Insieme a Ruzzenente, che ha ricordato come sia costante il contatto della società sportiva con scuole e associazioni locali, lavora ogni giorno per fare un club migliore, aspettando con il cuore e le porte aperte gli argentini. “Gli studenti in arrivo potranno contare su una proposta formativa flessibile e nel contempo multidisciplinare, formulata di concerto con il professor López Plantey”, ha detto il professor Ugliano, docente al corso di laurea che offre sbocchi professionali diversificati, attivo dal 1999. Nel ringraziare tutti per la realizzazione del progetto, il professor López Planteyo ha spiegato come fosse per loro la prima volta in cui lo sport funge da veicolo per un interscambio degli studenti con l’estero. “Sarebbe bello che gli studenti italiani rugbisti potessero venire in futuro in Argentina”, ha aggiunto il professore mendocino. A confermare il vivo interesse nei confronti del progetto era in collegamento anche un potenziale candidato, lo studente rugbista Giulianno Caprioli, la cui famiglia ha origini siciliane, che si è dimostrato molto desideroso di poter far un’esperienza culturale e formativa nello stesso tempo.
Vino come ponte professionalizzante. A Mendoza, il maggiore distretto vinicolo argentino situato nella parte Ovest del Paese ed in cui il vino principe è il Malbec, sono presenti molte filiali di industrie, italiane e non, del comparto vitivinicolo. Tredici di queste, hanno dato la loro disponibilità ad offrire stage di 2 giorni la settimana, con l’obiettivo di valutare l’inserimento di alcune risorse nei loro laboratori e uffici di Mendoza: sono Mbf di Veronella (VR), che opera nel settore dell’imbottigliamento come anche Gai di Ceresole Alba (CN), Enologica Vason di San Pietro in Cariano (VR), Enocea di Sona (VR), Aeb di San Polo (BS), Enartis di San Martino (NO), Della Toffola di Signoressa (TV), Garbellotto Spa, oggi con sede a Sacile (PN), ma la cui sede storica è a Conegliano (TV), Enoplastic di Bodio Lomnago (VA), Vivai Cooperativi Rauscedo in provincia di Pordenone, Arten di Prevalle (BS), la spagnola Agrovin e la portoghese Amorim Cork (produttore di sugheri), che operano nel territorio italiano. “È bello vedere un territorio, istituzioni e imprese attivarsi con entusiasmo per un progetto che esce dagli schemi, creando nuovi modi di dialogare e di cooperare a livello internazionale. La Valpolicella dimostra ancora una volta di essere un sistema virtuoso, capace nella sua complessità di generare, oltre che valore economico, vere opportunità umane e professionali. E in questo senso il vino, per sua natura, acquista un ruolo decisivo”, ha concluso Accordini.