Angoli nascosti della Toscana, meno conosciuti, ma forse proprio per questo ancora da scoprire e vivere
Siamo a Palazzone nel comune di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena, al confine tra Toscana, Lazio ed Umbria, luoghi meno conosciuti, ma ricchi di fascino, che conquistano al primo sguardo. E questo è capitato a Giovanni Bulgari, da sempre appassionato al modo agricolo, che dopo anni d’apprendistato tra i gioielli di famiglia, ha realizzato l’azienda Podernuovo a Palazzone, dove produce olio e vino.
I vigneti si trovano a Palazzone nel comune di San Casciano dei Bagni, il punto più a Sud della Toscana, a un’altitudine tra i 350 e i 400 metri sul livello del mare; circa 50 gli ettari di proprietà, di cui parte dedicati a oliveto, seminativo e bosco, e 26 vitati, distribuiti su due areali diversi, di cui 22 ettari che si trovano a Palazzone, sono dedicati ai vitigni a bacca rossa – dove spiccano i vitigni di Sangiovese, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, Petit Verdot e una piccola porzione di Malbec – mentre i 4 ettari restanti, stavolta dedicati ai vitigni bianchi, Chardonnay e Grechetto, sono situati sul Lago di Corbara, in Umbria, dove la famiglia ha altre proprietà.
La storia vitivinicola di Podernuovo a Palazzone affonda le radici nel passato, già negli anni ‘50 del 1900 erano coltivate uve da peso, principalmente Sangiovese; i vigneti esistenti sono stati espiantati poco dopo l’acquisto e nel 2007 sono stati rifatti i nuovi impianti con la prima vendemmia avvenuta nel 2009.
Acquistata da Giovanni e dal padre Paolo nel 2004, è stata realizzata con l’obiettivo di integrare e di far dialogare uomo e natura nel modo più equilibrato possibile, attratti non solo dalla bellezza di questi luoghi e da quel senso di autenticità trasmessa, ma anche dal suo fascino intimo e dal fatto che si tratti di un luogo poco conosciuto per la coltivazione della vite; una sfida personale per capire cosa questo territorio potesse dare in termini produttivi.
Il progetto della cantina è stato realizzato e finito nel 2012 dall’architetto Massimo Alvisi, allievo di Renzo Piano, e Junko Kirimoto, dello studio Alvisi Kirimoto & Partners, che è riuscito a intervenire in modo estremamente delicato esprimendo una singolare sensibilità verso l’ambiente e il paesaggio. Un edificio dove i suoi ambienti sono definiti in funzione delle esigenze produttive e che parte dal paesaggio circostante, inserendosi in modo naturale nello stesso, come prosecuzione di un unico percorso che si apre sui vigneti.
Una cantina realizzata con una particolare attenzione nei confronti dell’ambiente; la struttura è infatti inserita per due terzi all’interno della collina e sfrutta l’utilizzo dell’energia geotermica, mentre il tetto è coperto da pannelli solari, il che permette il controllo delle emissioni mantenendole vicino allo zero.
Quindici le vendemmie alle spalle, che oggi vedono un ulteriore cambio nella gestione produttiva, con l’ingresso recente del giovane enologo Jacopo Felici, che ha sostituito le precedenti gestioni per dar vita a dei vini dotati di una identità più distinta, eleganti, lineari e godibili.
Diversi ancora i progetti in cantiere, da luglio scorso l’azienda è in conversione bio ed è in atto la ristrutturazione di due casali di proprietà, uno a Podernuovo e uno nella tenuta di Corbara, che permetteranno di ospitare appassionati e clienti.
Circa centomila le bottiglie prodotte, suddivise tra sei referenze che richiamano alcuni nomi che prendono spunto dalla terra e dai legami familiari, ciascuna delle quali sta trovando la sua natura espressiva. L’esposizione dei vigneti è sud-est, con suoli di natura argillosa, dalla tessitura argillo-limosa nelle parti basse dei vigneti; nella tenuta di Corbara l’orografia è caratterizzata dalla presenza di calanchi, ricchi di scheletro con presenza di calcare, arenarie e fossili.
Come hanno raccontato Giovanni e Jacopo Felici durante una recente visita in cantina, l’annata 2023 sicuramente non sarà tra le più semplici, soprattutto per via delle infezioni da peronospora, vedrà una produzione inferiore, ma di qualità, con l’attesa di vini dotati di freschezza, acidità e particolarmente interessanti anche dal punto di vista aromatico. Le vinificazioni avvengono in acciaio e cemento e naturalmente in legno, in particolare per i cru e si adattano a quello che è l’andamento dell’annata.
Piacevole e fresco il NicoLeo, vino bianco da uve Chardonnay 50% e Grechetto 50%, che prende il nome dai due figli di Giovanni Bulgari: Nico e Leone. Due caratteri diversi come lo chardonnay ed il grechetto.
Interessante e singolare Aliki, l’IGT Toscana rosato 2022, prodotto da uve Malbec e Merlot, ultimo nato e frutto di diverse sperimentazioni; il nome Aliki è un’ellenizzazione del nome Alice – omaggio alla mamma – e si riferisce anche alla rinfrescante e incantevole spiaggia di Aliki.si tratta di un vino pensato in linea di massima come vino da annata, dotato di una espressività elegante, gioviale, godibile e di grande bevibilità.
Tra i prodotti di punta ci sono l’IGT Toscana Rosso Argirio, prodotto da uve 100% Cabernet Franc, il cui nome viene da “argilla”, perché il terreno dove cresce la vigna è di natura argillosa; mentre l’IGT Toscana Rosso Sotirio, prende il nome dal fondatore di Bulgari, il bis-bis nonno di Giovanni, ed è un Sangiovese in purezza. Il grand cru della tenuta riflette gli intensi legami tra la terra e le persone che lavorano in vigna e la vite. Non ultimo l’IGT Toscana Rosso G33, composto da un blend di uve Sangiovese, Merlot e Petit Verdot in parti uguali, è il frutto di anni di approfondite ricerche e sperimentazioni sui diversi terroir di Podernuovo, che hanno permesso di estrarre i migliori singoli cru, creando un blend unico.
Quello che emerge è la forte volontà di Giovanni Bulgari di guardare avanti, in modo aperto e dinamico, cercando di ascoltare, capire e interpretare i valori della terra, rispettando il carattere delle varietà presenti, guidato dalla passione per la natura e dalla voglia di raggiungere con i giusti tempi i suoi desiderata.