Nasce dalla fusione di due simboli della cultura gastronomica calabrese: nel Pecorino di Monteporo un cuore di ‘Nduja di Spilinga
CALABRIA. La cultura gastronomica calabrese sposa il progetto Vero-Filiera Sostenibile attraverso uno dei prodotti che meglio racconta la tradizione della tavola della punta dello Stivale: il Mithos. Non una leggenda, ma una realtà concreta ideata da Enzo Vinci che ha racchiuso in un unico prodotto due simboli della cultura gastronomica calabrese: la ‘Nduja di Spilinga ed il Pecorino del Monteporo. Nasce così il Mithos, frutto del connubio tra il celeberrimo insaccato e l’aromatico pecorino, entrambi originari della medesima terra.
Più di un formaggio, più di un salume
L’ingresso nel progetto voluto dal professore Vincenzo Peretti dell’Università Federico II di Napoli e dal consulente gastronomico Giuseppe Di Bernardo. Proprio quest’ultimo ha raccontato l’utilizzo del prodotto: “Si può tagliare, spalmare oppure degustare così com’è. Emana sapori, racconta il territorio attraverso la tradizione. Di Mithos ne posso parlare soltanto in maniera entusiastica”.
La storia
Controverse e dibattute sono le origini della ‘nduja la quale, secondo un filone di studiosi, venne introdotto nel lontano 1500 dagli Spagnoli. Un’altra fazione lega le sue radici alla figura del re Gioacchino Murat. Stesso riferimento storico per il formaggio pecorino, che viene menzionato nel trattato di Gabriele Barrio “De Antichitate et situ Calabria” e ritrovato in molte documentazioni risalenti al 1759 nelle quali viene descritta “l’arte di trasformare il latte per un formaggio dai dettagli interessanti”.
La scheda del prodotto
Il Mithos si presenta agli occhi dei suoi consumatori con una forma cilindrica dalle facce piane dal diametro oscillante tra i 7 ed i 12 cm, superficie laterale leggermente convessa e dall’aspetto rugoso. Colore giallo paglierino. Cuore morbido e compatto, stuzzicante al palato che lascia nel retrogusto un piacevole sapore piccante. La sua produzione vanta una filiera selezionatissima che parte da una materia prima a km 0.
Preparazione
Dopo la fase di pastorizzazione e il successivo ottenimento della cagliata avviene la messa in forma, momento nel quale avviene l’aggiunta delle fettine di ‘Nduja. Dopo un breve stoccaggio in cella di stufatura, viene lasciato riposare in camera fredda per un giorno, a cui seguirà la salatura a secco. In base alla pezzatura desiderata si richiede una stagionatura che si aggira tra i quindici ed i venti giorni.