Migliaccio: Il dolce di Carnevale con origini napoletane

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Migliaccio

Risale all’anno mille la nascita del Migliaccio, dolce tipico del periodo di Carnevale, il cui nome deriva dalla parola latina Miliaccium, che indicava un tipico pane di miglio.

Lo stesso termine era utilizzato anche per indicare una torta, tipica della tradizione napoletana, a base di miglio e sangue di maiale. Come già accennato per il Sanguinaccio, i contadini napoletani trovarono il modo per sfruttare anche il sangue dell’animale, perché un famoso detto vuole che del maiale “Non si butta via nulla”.

L’alimento, oltre ad essere quindi alla base del sanguinaccio, era anche impiegato nella realizzazione della torta al miglio, in quanto molto nutriente e perfetto per sostenere i contadini durante il lavoro nei campi. Anche in questo caso però, il sangue fu abolito.

A bandirlo fu la chiesta e ricca borghesia, che ritenevano tale pratica quasi vampiresca e legata alle tradizioni pagane. Per tale motivazioni, intorno al 700, la ricetta tradizionale subì delle variazioni  ed il sangue di maiale venne sostituito da uova, cannella, farina e zucchero.

La ricetta, così modificata, è quella che ancora oggi viene impiegata nelle nostre cucine e, grazie al profumo dei millefiori, riporta alla mente la pastiera napoletana, dolce tipico del periodo pasquale. Ovviamente, la tradizione non è limitata solo agli ingredienti che compongono il migliaccio, ma anche alla cottura e al tipo di tegame da utilizzare.

Stando alle antiche usanze, il migliaccio deve essere rigorosamente alto e cotto in un tegame di rame o di alluminio. Le pasticcerie vendono il dolce nello stesso tegame di cottura, così da riportare alla mente una preparazione casalinga.

Inoltre, rispettando le tradizioni, nella preparazione del migliaccio si preferisce la sugna al burro, ed un po’ di acqua al latte.

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