Esistono due tipi di innesto per le viti: il primo utilizzato prevalentemente nelle regioni centrosettentrionali, il secondo in quelle meridionali e nelle isole
L’innesto è una pratica agronomica utilizzata per la duplicazione e lo sviluppo di nuove piante. Scientificamente si parla di “moltiplicazione agamica”, ovvero quel processo che permette di formare nuovi organismi da un singolo organismo. Nella pratica consiste nella fusione di parti di piante: il portinnesto e il nesto o la marza. La prima parte è la base di una pianta mentre la seconda è la cosiddetta parte aerea che si innesta sulla prima.
Nella viticoltura le tecniche di innesto vite più diffuse sono due: Innesto a Doppio spacco inglese o a omega e l’Innesto alla maiorchina
Innesto a doppio spacco inglese o a omega
Il più usato nelle regioni centrosettentrionali: si tratta dell’Innesto a doppio spacco inglese o a omega. È il meno semplice da effettuare tra gli innesti a marza ma è anche quello con le migliori percentuali di riuscita sulle piante giovani. Particolarmente usato nella vite perché una volta recisa si ha una notevole fuoriuscita di linfa. L’innesto a omega avviene “al tavolo”, ovvero in laboratorio, e prevede un anno di radicazione in vivaio per permettere lo sviluppo delle radici. Questo consente anche un’eliminazione di piante non sane per una perfetta costituzione di un nuovo vigneto.
Innesto alla maiorchina
Il tipo di Innesto alla maiorchina è preferito nelle regioni meridionali e nelle isole. Si realizza direttamente nel vigneto, su un portainnesto piantato nel mese di settembre dell’anno precedente. Questa tecnica consiste nel prelievo di una piccola gemma (scudetto) che viene inserita in una nicchia praticata nel portainnesto che ha la stessa forma e dimensione dello scudetto da innestare.