Il vino delle Marche moltiplica l’export. La ricerca presentata a Vinitaly

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Dai dati resi pubblici da Denis Pantini, di Nomisma Wine Monitor, volano le esportazioni fuori dall’Unione Europea, con un più 75%. L’incremento verso la Cina è del 450%

VERONA. “Ogni milione di euro investito dalle Marche in promozione ha generato un ritorno nell’export di vino verso i Paesi terzi per 7,5 milioni di euro”. È la sintesi del responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, a Vinitaly al convegno della Regione Marche “Mercato e promozione a confronto”. L’analisi, realizzata dall’istituto di ricerca bolognese per i due consorzi marchigiani (Istituto marchigiano di tutela vini e Consorzio vini piceni), fa il punto sul trend export del prodotto enologico regionale a fronte degli investimenti realizzati negli ultimi anni. E la verifica dei risultati dà ragione alla gestione virtuosa dei fondi comunitari Ocm Promozione (Organizzazione comune di mercato) e Psr (Programma di sviluppo rurale).

Numeri alla mano: export fuori Ue +75%, in Cina il 450%

L’export del vigneto Marche è cresciuto del 56% nell’ultimo decennio, in particolare nell’extra Ue, che vola a +75%. In Cina segna un incremento di quasi il 450% e in Norvegia, Svizzera e Russia anch’esse in tripla cifra. L’indagine, svolta direttamente sulle principali aziende della regione, evidenzia nel complesso un settore che negli anni è riuscito a diversificare sempre più il proprio mercato della domanda. I dati espressi dalle interviste ai produttori confermano in larga parte quelli di Istat, che evidenziano una crescita del 9,5% nell’ultimo anno, il triplo rispetto alla media nazionale. Annoverano tra i top buyer in testa gli Usa (16,2% di market share), seguiti da Svezia (11,3%), Benelux (9,8%), Germania (8,8%), Giappone (7,1%), Regno Unito (6,5%) e Cina (5,7%).

Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica

A farla da padroni, i due prodotti di punta, il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Verdicchio di Matelica. A valore rappresenta la fetta maggiore dell’export regionale, e il Rosso Piceno, che mette a segno un’importante progressione nelle vendite estere. Complessivamente, nel triennio 2015-2018, l’indagine fissa la crescita dell’imbottigliato regionale a +39%, con un export a +31% per un campione di aziende che rappresentano 1/3 della produzione totale marchigiana.

Mazzoni: “Le Marche sono una best practice. I fondi europei sono indispensabili”

Per il direttore dell’Istituto marchigiano di tutela vini, Alberto Mazzoni: “I fondi europei per la promozione sono un privilegio indispensabile per il settore del vino, un unicum, rispetto ad altri comparti, che dobbiamo essere in grado di sfruttare al meglio. Le Marche grazie anche alla collaborazione con la Regione si sono dimostrate una best practice, riuscendo negli anni a incrementare il coinvolgimento delle aziende del 115%. Rispetto a 3 anni fa, registriamo finalmente un aumento del 6% del prezzo medio del Verdicchio, sia in Italia che all’estero, ma non è ancora abbastanza rispetto alla qualità espressa”.

Falcioni: “Il nostro rosso va bene anche nei mercati esotici. Ma occorrono promozioni dedicate”

Secondo Armando Falcioni, direttore del Consorzio vini piceni: “Per tipologia e caratteristiche il nostro rosso si presta anche a mercati più esotici. È il caso di Cina e Giappone, che secondo il campione rappresentano quote sempre più decisive per il nostro export, con la Cina che nell’ultimo anno è cresciuta in maniera vertiginosa. Si tratta di mercati emergenti da sviluppare anche con azioni promozionali dedicate, che devono necessariamente essere diverse rispetto ad altri Paesi culturalmente più vicini a noi”.

Per i produttori, infine, sono di gran lunga gli Stati Uniti il Paese da presidiare con maggior attenzione nel futuro. A seguire, Canada, Cina, Germania, Giappone e Regno Unito. Ma non basta: sul fronte delle strategie da implementare la risposta quasi unanime è individuare nuovi mercati di sbocco. Tra i valori da comunicare, prevalgono l’abbinata vino e turismo, la zona di produzione e le produzioni biologiche/sostenibili.

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