Il presidente dell’Unione italiana vini fa il punto sulle sfide per la filiera al food industry summit del sole 24 ore
“Le polemiche sul vino dealcolato sono speciose. Unione italiana vini non è in sintonia con la posizione politica assunta dalle nostre istituzioni e chiederemo un incontro urgente al ministro Patuanelli per ribadire la linea condivisa dagli imprenditori del vino in vista della discussione sulla riforma della Pac prevista a Bruxelles i prossimi 25 e 26 maggio”. Lo ha detto il presidente di Unione italiana vini, Ernesto Abbona, intervenuto oggi nella sessione dedicata a “Gli scenari del wine e le nuove leve per reinventarsi sui mercati internazionali” nell’ambito del Food Industry Summit del Sole 24 Ore.
“Parliamo di una pratica enologica già normata in Europa nel 2018 dove si consente la dealcolazione fino al 20% del grado – ha proseguito il presidente – e utilizzata, invece, da Germania e Spagna per la produzione di vini totalmente dealcolati. Prodotti che aprono un’opportunità di mercato nuova che vogliamo ancorare al mondo del vino e non lasciarla in pasto alle multinazionali del beverage. Non solo perché è un’occasione di sviluppo dal punto di vista commerciale, ma anche a garanzia del consumatore: il comparto vitivinicolo ha certificazioni e controlli molto più stringenti rispetto alle altre filiere. E non si parla di dealcolare totalmente i vini dop e igp – ha precisato Ernesto Abbona – né tantomeno di aggiungere acqua al vino: alcune tecniche prevedono la reintroduzione di acqua endogena estratta dallo stesso vino durante il processo di dealcolizzazione, pratica che comunque vogliamo limitata ai vini da tavola e varietali, che sono gli stessi prodotti per cui si chiede la distillazione perché in eccesso”.
Una soluzione, quella della distillazione, che per Uiv non è necessaria a fronte di un mercato in ripresa e giacenze in linea con i valori degli scorsi anni, considerata la vendemmia abbondante (+3%) dello scorso anno. A preoccupare, piuttosto, è la crisi di liquidità delle imprese vitivinicole generata dalla pandemia, nonostante la reattività di un comparto che ha saputo limitare le perdite nell’export e diversificare i canali di vendita potenziando l’e-commerce.
“Abbiamo bisogno del contributo della politica per garantire alle imprese vitivinicole la liquidità necessaria a ripartire – ha spiegato Ernesto Abbona – Stimiamo che il comparto vino abbia perso tra gli 1,5 e 1,8 miliardi di euro per le mancate vendite nell’horeca, e registriamo crediti incagliati dalla ristorazione per oltre 500 milioni di euro. Dobbiamo dare nuovo ossigeno alle aziende vitivinicole, anche per garantire nuove forniture alla ristorazione. Per farlo, chiediamo contributi a fondo perduto per le imprese che hanno registrato un calo di fatturato, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali anche per il 2021, e la sospensione dei pagamenti delle imposte e del versamento dell’Iva su questi crediti commerciali insoluti”.