Un viaggio da Aversa, in Campania, al mercato internazionale con le sue viti secolari. Un vino dalla rara produzione, ricavato dalla vendemmia eroica, un’antica tecnica che richiede competenze eccellenti
CASERTA. “Immergersi nella degustazione del vino, percependo il bagaglio culturale e storico che porta con sé. Per questo vivo la produzione del vino come una vera e propria forma d’arte, perché non si tratta solo di vino, ma c’è un legame indissolubile con le tradizioni, con la cultura e con tutto ciò che rappresenta la storia e il valore di un territorio.”
Sono queste le parole che Alberto Verde, imprenditore alla guida di Drengot, azienda vitivinicola di Aversa, utilizza per descrivere la propria realtà. Un’impresa nata nel 2017, che oggi produce e vende i propri vini in Italia e all’estero, ma che affonda le proprie radici in un percorso che inizia moltissimi anni prima: “Perché tutto ha avuto inizio dalla cantina di mio nonno”. Ha spiegato Alberto.
I primi passi di Drengot
“I ricordi non ci abbandonano mai del tutto. Restano latenti e ci travolgono come un fiume in piena quando i tempi sono maturi per riappropriarci del nostro passato. Ed è così che mi sono sentito quando, quasi per caso, ho visitato la vecchia cantina della casa di mio nonno. Era quella dove lo aiutavo a riporre il suo vino, da lui così curato e amato. Il calore, l’affetto e il profumo di asprinio che ancora avvolgevano quel luogo hanno avuto un effetto proustiano su di me, riportandomi indietro nel tempo. Da quell’istante ha cominciato a farsi strada in me il desiderio di far conoscere al mondo il vino che viene prodotto dai vitigni spettacolari che si trovano in queste terre”. Ricorda Alberto Verde. “Mi piace considerarlo un atto d’amore verso mio nonno e la sua memoria. Quel vino che tanto ci ha unito, tingendo alcuni tra i miei ricordi più cari, oggi rivive in questo progetto ambizioso chiamato Drengot.”
Un vino ricco di particolarità e viti secolari
La principale caratteristica di Drengot è quella di basarsi e avvalersi di un sistema di coltivazione ad alberata aversana. Si tratta di un metodo dalla storia millenaria, volutamente artigianale e ormai in via di estinzione, in quanto comporta una gestione dei vigneti più complessa e costosa. Proprio in virtù delle caratteristiche della sua coltivazione, l’Asprinio si inserisce nella categoria delle vendemmie eroiche, proprio a sottolinearne il duro lavoro e il prodotto pregiato e raro. Le viti di Aversa sono alte quindici metri l’una e devono essere posizionate all’incirca a 20 metri dall’altra, in modo da non coprirsi a vicenda con le rispettive ombre. Si tratta di viti secolari che hanno attraversato la storia del nostro Paese.
“Dicono che persino Garibaldi si sia riposato all’ombra delle nostre viti”. Sono viti molto particolari, uniche. Inoltre, le uve prodotte da queste piante hanno un altissimo grado di acidità. “Questa peculiarità, all’inizio, ha creato delle difficoltà e abbiamo dovuto avvalerci dell’aiuto di enologi estremamente competenti per poter comprendere determinate dinamiche. Prima di riuscire a produrre con successo la prima bottiglia, infatti, sono passate tre annate. Questo aspetto fa comprendere quanto siano essenziali una dedizione intensa e una passione straordinaria per poter portare avanti un progetto di questa tipologia” sottolinea Alberto Verde. Un processo ancora fortemente artigianale che contribuisce a rendere raro il vino prodotto, con caratteristiche uniche nel suo genere.
L’Asprinio d’Aversa: le bollicine più antiche d’Italia
Benché non sia facile stabilire dove siano nate le prime bollicine, è un fatto storicamente acclarato che presso la corte degli Angiò, nel Regno di Napoli, si iniziò ad usare l’Aspirino d’Aversa per la produzione di un vino di ottima qualità. La leggenda vuole che sia stato il cantiniere di Roberto d’Angiò (1277-1343), Pierrefeu, ad accorgersi della capacità del prezioso Asprinio d’iniziare una seconda fermentazione. Da qui la nascita di un vino che ben si presta alla spumantizzazione e che tradizione vuole ancora conservato nelle tipiche grotte di tufo. Un forte legame con la storia del territorio e un bagaglio culturale e storico costruito negli anni: un vino che va oltre la qualità.
Drengot nasce dalla volontà di creare un connubio tra l’azienda e il territorio e di portare nel mondo il nome di Aversa
Il nome deriva da colui che ha fondato la città, oltre 1000 anni fa. È proprio sulla storia millenaria che Alberto Verde e la sua azienda rivolgono il loro sguardo e il loro pensiero: “Mi piacerebbe che il nostro vino si bevesse non solo per la sua qualità, che deve sempre rispettare canoni di eccellenza, ma soprattutto per il bagaglio storico e di tradizioni che porta con sé, perché non si può scindere il legame che esiste tra il territorio e i frutti della sua terra”.