Una designer cilena è riuscita a ricavarla dall’agar-agar, non inquina e si biodegrada
Sempre più negli ultimi anni si cerca di disincentivare il consumo di plastica, la maggiore fonte di inquinamento dei mari.
L’Europa si sta muovendo verso questa direzione, dapprima con il divieto di sacchetti di plastica non compostabili o non biodegradabili, ora con proposte che vorrebbero eliminare anche stoviglie monouso.
Margarita Talep, una designer cilena attenta all’inquinamento, è riuscita a ricavare un materiale bioplastico “desintegrame”, che deriva dall’alga agar-agar ed è in grado di biodegradarsi da solo.
Il procedimento non è complesso, infatti i packaging sono composti da una miscela di alga ed acqua ad una temperatura di 80°, a cui è possibile aggiungere colorante estratto dalle piante per ottenere il colore desiderato.
L’ottenimento della confezione vera e propria avviene mediante uno stampo in cui la gelatina di alghe viene versata e, una volta asciutta, assumerà forma e consistenza di un foglio di plastica.
I fogli possono cambiare di flessibilità e spessore in base alla percentuale di alghe del composto, tra l’altro le confezioni possono sigillarsi senza l’ausilio di colle, ma con il solo calore.
I pro e contro si trovano nella stessa caratteristica del materiale, infatti la durata della bioplastica è di 2 mesi in estate e 3 mesi in inverno, poi subirà un processo naturale di biodegradazione.