Albugnano è un piccolo paese, ma anche una denominazione (DOC riconosciuta il 17 maggio 1997) che si trova ai confini dello storico Marchesato del Monferrato, in un’area collinare in cui l’Astigiano lambisce il territorio provinciale di Torino; qui il 5 aprile 2017 – su iniziativa di 9 viticoltori locali nel comune di Albugnano, a 549 metri di altitudine – prende vita l’Associazione Albugnano 549 che nasce, non solo per consolidare e promuovere l’identità enologica, storica, culturale e ambientale di questi luoghi, ma anche per sensibilizzare al rispetto dell’ambiente e migliorare l’attrattività del territorio e la conoscenza della cultura enoica. Si tratta di una denominazione e di un gruppo che ad oggi vuole raccontarsi e far conoscere l’unicità e la bellezza di questi luoghi, che non solo fanno del vino e della produttività un punto fermo, ma che lo legano in modo indissolubile a tutto ciò che nel corso della storia ne ha caratterizzato il percorso.
Nata dalla spinta propulsiva di Andrea Maria Pirollo (legato al mondo della comunicazione e proprietario di Ca’ Mariuccia e di Allasilo) e dallo scambio di idee e dalla comunità di intenti di solo 9 produttori, l’Associazione Albugnano 549 oggi ne conta 15, che fanno parte dei quattro Comuni della DOC – Albugnano, Pino d’Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passerano Marmorito. Si tratta di un’associazione che vede oggi la presidenza di Valeria Gaidano (titolare di Tenuta Tamburnin, insieme alle sorelle Elena e Claudia, che la gestiscono insieme a papà Piergiorgio) e che ha scelto di creare una rete di aziende connesse fra di loro, in grado di scambiare informazioni ed esperienze, in modo da velocizzare il processo di crescita della qualità dei prodotti e della sensibilità agli aspetti legati alla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Per armonizzare gli obiettivi e il lavoro delle aziende, l’Associazione ha redatto un protocollo orientato a ottenere un Albugnano che abbia caratteristiche tali da poter essere riconoscibile, con buona capacità di invecchiamento; un vino connotabile nella categoria dei rossi importanti a base Nebbiolo, tanto che nel 2020 è stato presentato il primo Albugnano DOC con uve Nebbiolo in purezza, affinato in legno e in bottiglia e con una bottiglia condivisa, espressione dell’impegno autentico e partecipato delle aziende che rappresentano differenti e molteplici storie familiari e imprenditoriali. Sempre per creare una maggiore coesione è stato scelto l’enologo Giampiero Gerbi che, insieme agli associati, dal 2018 sta mettendo a punto l’idea di questo vino associativo. Grazie anche all’altitudine più elevata rispetto ai territori circostanti, qui l’uva nebbiolo si esprime con una struttura equilibrata, mai pesante, sorretta da tannini vigorosi e ben integrati, con un corpo misurato e ben bilanciato dall’acidità. La bottiglia istituzionale, che per ora differisce troppo poco dall’Albugnano superiore, vuole quindi diventare uno strumento comunicativo identitario; un primo spunto per poi arrivare ad una definizione territoriale più concreta e definita.
Grazie all’incontro organizzato dagli associati lo scorso 20 febbraio, si è creato un momento di incontro-confronto, volto non solo a delineare le tracce dei progetti prossimi e futuri di questa associazione, ma anche di mettere in luce le tante peculiarità di questi luoghi. Il tutto è stato fortemente voluto da questa giovane associazione, che seppur ancora con tanti dubbi e incertezze, ha espresso la voglia di mettere in risalto quello in cui crede, interrogandosi proprio su quali siano le tracce da seguire per raggiungere i propri desiderata.
Ma prima di entrare nel merito dei tanti vini e delle aziende visitate va sottolineato il legame che nella tre giorni si è reso esplicito ed evidente, non solo con la natura circostante, ma anche con il mondo dell’arte; un legame che potrebbe sicuramente giocare a favore di questa piccola associazione per creare una maggiore riconoscibilità e unicità di questi luoghi.
Il territorio in cui vivono e lavorano i produttori dell’Associazione Albugnano 549 è un esempio perfetto della straordinaria bellezza diffusa dell’Italia, a partire dal Belvedere di Albugnano, conosciuto con il nome di Belvedere Motta, posizionato nel punto più alto del paese, dove un tempo sorgeva il castello, espugnato dai Francesi del XV secolo, oggi caratterizzato dal celebre e vetusto “olmo del ciabattino”. Da qui si possono ammirare le colline del Monferrato Astigiano, la Basilica di Superga in lontananza e all’orizzonte gran parte dell’arco alpino occidentale. Ma il vero segno distintivo di questa piccola area, sono le vie del romanico, con numerosi esempi ed un circuito che è stato messo a sistema, creando un vero e proprio itinerario turistico che si intreccia con i tanti sentieri e boschi. Tra le diverse chiese va citata senza dubbio quella di Santa Maria di Cornareto a Castelnuovo, risalente al XII secolo, anche se il gioiello più prezioso del romanico è la Canonica di Santa Maria di Vezzolano, più nota come Abbazia di Vezzolano, che dall’VIII secolo è il centro della vita religiosa di una comunità solidale e operosa, che ha dato il suo fondamentale contributo anche per riprendere la coltivazione della vite dopo le devastazioni causate dalle invasioni barbariche medievali. Un luogo unico, dove ogni anno – nel periodo natalizio – è possibile anche ammirare il suggestivo presepe di Anna Rosa Nicola, nota restauratrice e miniaturista e direttore tecnico del Laboratorio Nicola Restauri d’Arte di Aramengo assieme al marito. Un lavoro minuzioso che si sviluppa per 18 metri, largo tre, frutto di visione, maestria e riciclo perpetuo di oggetti impensabili, oltre che di oggetti ottenuti con l’antica tecnica della ceroplastica, una mistura di cera d’api, paraffina e cera carnauba. Proprio da questa dovizia di dettagli e soprattutto dall’espressione e dal contenuto artistico-architettonica del romanico, che con le sue forme intreccia le due sfere del divino e dell’umano, dovrebbe prendere spunto l’idea tangibile di questo vino, che può diventare davvero espressivo del suo luogo di appartenenza. Un vino che apparentemente duro e austero racchiude un’anima elegante e profonda.
Tornando quindi ai vini, presso l’Enoteca Regionale di Albugnano, situata al piano terra dell’ex Scuola Elementare “Camilla Serafino” – luogo messo a disposizione dal Comune di Albugnano, e diventato sede della struttura associativa e Punto Informativo del Romanico, si è svolta una masterclass con una decina di etichette, a partire dall’annata 2017, fino alla 2019, per dare uno sguardo alle espressioni fino ad ora messe a punto dai soci produttori.
Tra i più interessanti sicuramente l’Albugnano Superiore Il Tato 2019 di Ca’ Mariuccia, con le sue note floreali e di frutta fresca e fragrante. Un vino dalla piacevole tensione acido tannica al sorso, pulito e ritmato. Lo segue a ruota l’Albugnano Superiore Va’ Anait 2019 di Alle Tre Colline, anche qui il vino è virante e dinamico, il sorso è goloso e profondo, saporito e profondo.
Chiude la batteria dell’annata 2019, un vino prodotto nella zona più alta a 531 metri s.l.m. l’Albugnano Superiore Nebula 2019, Nebbia Tommaso, un vino fresco e di carattere, prodotto dalla più giovane azienda associata.
Riguardo l’annata 2018, emerge senza dubbio l’Albugnano Superiore 2018 di Tenuta Tamburnin, connotato da un ottimale gioco di equilibrio gusto olfattivo delle note fruttate e speziate, piacevole ed espressivo.
Elegante nel sorso l’Albugnano Superiore Parlapà 2018 di Cantina Mosson è slanciato, con tannino definito ma mai invadente.